Quando si decide di iniziare un percorso come illustratore si è, salvo casi particolari, solitamente un principiante.
Ci sono tante cose che nel nostro futuro dovremo apprendere in misura sempre maggiore e c'è tanto da lavorare sul nostro stile, sulle nostre skill, sulle nostre creazioni.
Magari possiamo esserne più o meno consapevoli! Io ad esempio ero estremamente fiduciosa in me e nelle mie capacità prima di iniziare l'Accademia di illustrazione. Uscita di lì, dopo 3 anni, ero consapevole di essere decisamente meno "incredibile" di quanto pensassi al liceo, ma avevo dalla mia 3 anni di studio di tecniche a contatto con ottimi professionisti da cui avevo cercato di imparare tutto quanto era nelle mie capacità.
Quindi, book alla mano, mi buttai nel "magico" mondo del lavoro.
E il primo anno fu flop.
A conti fatti, guardandomi indietro, non è difficile capire i motivi che si nascondevano dietro a ciò:
- Portfolio confusionario: non solo non avevo ancora uno stile riconoscibile (ancora oggi ci lavoro su, ma almeno, in linea di massima, ora si percepisce una sorta di "linea comune" che accomuna i miei lavori). Colori, tecniche, stili... tutto mescolato in un allegro Carnevale dell'immagine.
- Difficoltà di relazione: non sapevo assolutamente come rapportarmi a un editore, cosa dire, fare e COME farlo. Ero terrorizzata da tutto e, anche se continuavo a provare in ogni direzione, il senso di smarrimento e l'agitazione non volevano assolutamente sparire.
- Nessuna capacità di immaginare il mio stile all'interno di una casa editrice: quella non è mai una cosa facile, ma a un certo punto inizi a capire che, se disegni pupazzini in stile Hello Kitty, forse una casa editrice che si occupa di libri scientifici iperrealistici potrebbe non essere il posto giusto in cui provare. O magari portare un book di illustrazione per l'infanzia ad un editore che si occupa di narrativa classica, stampata su volumoni rilegati con, il più delle volte, quadri famosi di stimati artisti che non ci sono più in copertina potrebbe non essere la mossa migliore. Potrebbe. Poi non si sa mai, è vero che alle volte accadono cose totalmente inaspettate.
Però, capire con un colpo d'occhio dove la percentuale di chances è più alta ci aiuta quando abbiamo poco tempo da sfruttare e molte opzioni da vagliare, come ad esempio nelle fiere.
Ebbene, ci sarebbero altri millemila micro fattori ma non è di questo che il post intende parlare, quindi mi limito ai 3 che mi sembrano principali e proseguo il mio racconto.
Di fronte all'incapacità di trovarmi subito un lavoro dovevo quindi organizzare il mio tempo.
Tempo che si è frammentato in mille direzioni, principalmente nel:
- Cercare lavoro
- Lavorare part time in ludoteche, centri estivi ecc
- Partecipare ai concorsi di illustrazione
- Partecipare a progetti di libri per beneficenza creati con altri autori (così ho iniziato a conoscere un sacco di illustratori meravigliosi, è stato divertentissimo ed un'esperienza veramente bella)
- Cercare di gestire i miei genitori che cercavano di aiutarmi proponendomi ogni lavoro gli capitasse a portata di orecchio.
- Studiare (dopo il primo anno dalla fine dell'accademia mi sono iscritta all'università)
Cercare lavoro è stata sicuramente la cosa in cui ho messo più impegno: facevo e disfacevo il book di continuo, selezionavo immagini, creavo illustrazioni nuove, mandavo tonnellate di email e qualche plico via posto, tentavo colloqui in case editrici ed agenzie, partecipavo alle fiere, frequentavo forum e siti... e via dicendo.
Col tempo ognuna di queste attività è diventata parte del mio modus operandi, le ottimizzavo, cercavo di migliorare e di capire i punti di forza e i punti deboli di ogni cosa che facevo.
E poi arrivò il lavoro.
All'inizio poco. Non sono mai stata un enfant prodige e quindi, migliorando poco a poco come la maggior parte delle persone ho dovuto aspettare di volta in volta che gli editori o i datori di lavoro potenziali mi vedessero matura per affidarmi un progetto. Ok, non che stessero aspettando me, ovvio. Ma se un anno vai e sei scadente, e due anni dopo torni e sei finalmente sulla giusta strada un lavoro potrebbe anche venirti assegnato. Nessuno ti mette sul libro nero solo perchè sei incompleto. Se mai esiste un libro nero ci finiscono probabilmente solo i maleducati e gli stalker.
In ogni caso. All'inizio il lavoro era poco quindi, sotto l'adrenalina dell'entusiasmo e le endorfine della soddisfazione personale mi ci buttavo senza avvertire nessun sintomo.
Il sintomo dell'abitudinarietà.
Col passare degli anni poi, dopo alti e bassi (voragini qui e là che rischiano di risucchiare il morale in un vortice senza fondo... si sa, i bassi appaiono spesso eterni, e questo li rende un poco sgradevoli come compagni di vita e di viaggio), ho finalmente iniziato a lavorare in modo se non stabile, decisamente sempre più frequente.
E lì è successo.
Ad un certo tempo passa troppo tempo dall'ultima volta che hai cercato lavoro. Le mani iniziano a pruderti. Vorresti vedere che offerte sono in giro al momento, cosa dicono gli editori. Chi cerca partner per un nuovo progetto libro? Quanto tempo è che non mandi in giro il tuo cv? Allora ti viene voglia di preparare dei portfoli in pdf, ma debbono essere mirati. E quindi via a sbirciare qualche editore su internet.
Eccolo! Sta accadendo!
Non importa che la nostra testa sappia che ha ancora di fronte settimane, o mesi di lavoro. Anzi. Più bisogna lavorare ai progetti in corso più la tentazione di scappare da essi e mettersi a cercare diventa impellente. In parte, dopo un articolo che ho letto ieri, credo sia anche a causa del bisogno di procrastinare insito in molti di noi. Ma l'abitudine pure ha il suo grosso, sporco peso. E bisogna lottare, perchè non solo impegnarsi in queste attività ci fa perdere il tempo prezioso - e spesso scarso - che abbiamo per completare il nostro lavoro.
Ma pensate a cosa succederebbe se qualcuno rispondesse a queste nostre nuove ricerche positivamente. Se ci offrisse un lavoro da iniziare immediatamente. Dovremmo rifiutarlo, non abbiamo il tempo! E un conto è rifiutare un lavoro che arriva per conto suo, ma non si fa certo una bella figura dicendo "ah no grazie, adesso sono già impegnato per i prossimi 6 mesi, speravo non si dovesse partire subito".
Insomma, per ora con questo pensiero nella testa mi mordo le mani e tengo duro, cercando di fuggire a gambe levate dopo la prima timida sbirciatina ai miei soliti "covi". E visto che oggi la tentazione era tornata ad affacciarsi, e sapevo che avrei gettato del tempo alle ortiche, ho preferito impegnarlo in qualcosa che potessi condividere con voi. E ora mi rimetto al lavoro!
Buona giornata a tutti ^_^
Ci sono tante cose che nel nostro futuro dovremo apprendere in misura sempre maggiore e c'è tanto da lavorare sul nostro stile, sulle nostre skill, sulle nostre creazioni.
Magari possiamo esserne più o meno consapevoli! Io ad esempio ero estremamente fiduciosa in me e nelle mie capacità prima di iniziare l'Accademia di illustrazione. Uscita di lì, dopo 3 anni, ero consapevole di essere decisamente meno "incredibile" di quanto pensassi al liceo, ma avevo dalla mia 3 anni di studio di tecniche a contatto con ottimi professionisti da cui avevo cercato di imparare tutto quanto era nelle mie capacità.
Quindi, book alla mano, mi buttai nel "magico" mondo del lavoro.
E il primo anno fu flop.
A conti fatti, guardandomi indietro, non è difficile capire i motivi che si nascondevano dietro a ciò:
- Portfolio confusionario: non solo non avevo ancora uno stile riconoscibile (ancora oggi ci lavoro su, ma almeno, in linea di massima, ora si percepisce una sorta di "linea comune" che accomuna i miei lavori). Colori, tecniche, stili... tutto mescolato in un allegro Carnevale dell'immagine.
- Difficoltà di relazione: non sapevo assolutamente come rapportarmi a un editore, cosa dire, fare e COME farlo. Ero terrorizzata da tutto e, anche se continuavo a provare in ogni direzione, il senso di smarrimento e l'agitazione non volevano assolutamente sparire.
- Nessuna capacità di immaginare il mio stile all'interno di una casa editrice: quella non è mai una cosa facile, ma a un certo punto inizi a capire che, se disegni pupazzini in stile Hello Kitty, forse una casa editrice che si occupa di libri scientifici iperrealistici potrebbe non essere il posto giusto in cui provare. O magari portare un book di illustrazione per l'infanzia ad un editore che si occupa di narrativa classica, stampata su volumoni rilegati con, il più delle volte, quadri famosi di stimati artisti che non ci sono più in copertina potrebbe non essere la mossa migliore. Potrebbe. Poi non si sa mai, è vero che alle volte accadono cose totalmente inaspettate.
Però, capire con un colpo d'occhio dove la percentuale di chances è più alta ci aiuta quando abbiamo poco tempo da sfruttare e molte opzioni da vagliare, come ad esempio nelle fiere.
Ebbene, ci sarebbero altri millemila micro fattori ma non è di questo che il post intende parlare, quindi mi limito ai 3 che mi sembrano principali e proseguo il mio racconto.
Di fronte all'incapacità di trovarmi subito un lavoro dovevo quindi organizzare il mio tempo.
Tempo che si è frammentato in mille direzioni, principalmente nel:
- Cercare lavoro
- Lavorare part time in ludoteche, centri estivi ecc
- Partecipare ai concorsi di illustrazione
- Partecipare a progetti di libri per beneficenza creati con altri autori (così ho iniziato a conoscere un sacco di illustratori meravigliosi, è stato divertentissimo ed un'esperienza veramente bella)
- Cercare di gestire i miei genitori che cercavano di aiutarmi proponendomi ogni lavoro gli capitasse a portata di orecchio.
- Studiare (dopo il primo anno dalla fine dell'accademia mi sono iscritta all'università)
Cercare lavoro è stata sicuramente la cosa in cui ho messo più impegno: facevo e disfacevo il book di continuo, selezionavo immagini, creavo illustrazioni nuove, mandavo tonnellate di email e qualche plico via posto, tentavo colloqui in case editrici ed agenzie, partecipavo alle fiere, frequentavo forum e siti... e via dicendo.
Col tempo ognuna di queste attività è diventata parte del mio modus operandi, le ottimizzavo, cercavo di migliorare e di capire i punti di forza e i punti deboli di ogni cosa che facevo.
E poi arrivò il lavoro.
All'inizio poco. Non sono mai stata un enfant prodige e quindi, migliorando poco a poco come la maggior parte delle persone ho dovuto aspettare di volta in volta che gli editori o i datori di lavoro potenziali mi vedessero matura per affidarmi un progetto. Ok, non che stessero aspettando me, ovvio. Ma se un anno vai e sei scadente, e due anni dopo torni e sei finalmente sulla giusta strada un lavoro potrebbe anche venirti assegnato. Nessuno ti mette sul libro nero solo perchè sei incompleto. Se mai esiste un libro nero ci finiscono probabilmente solo i maleducati e gli stalker.
In ogni caso. All'inizio il lavoro era poco quindi, sotto l'adrenalina dell'entusiasmo e le endorfine della soddisfazione personale mi ci buttavo senza avvertire nessun sintomo.
Il sintomo dell'abitudinarietà.
Col passare degli anni poi, dopo alti e bassi (voragini qui e là che rischiano di risucchiare il morale in un vortice senza fondo... si sa, i bassi appaiono spesso eterni, e questo li rende un poco sgradevoli come compagni di vita e di viaggio), ho finalmente iniziato a lavorare in modo se non stabile, decisamente sempre più frequente.
E lì è successo.
Ad un certo tempo passa troppo tempo dall'ultima volta che hai cercato lavoro. Le mani iniziano a pruderti. Vorresti vedere che offerte sono in giro al momento, cosa dicono gli editori. Chi cerca partner per un nuovo progetto libro? Quanto tempo è che non mandi in giro il tuo cv? Allora ti viene voglia di preparare dei portfoli in pdf, ma debbono essere mirati. E quindi via a sbirciare qualche editore su internet.
Eccolo! Sta accadendo!
Non importa che la nostra testa sappia che ha ancora di fronte settimane, o mesi di lavoro. Anzi. Più bisogna lavorare ai progetti in corso più la tentazione di scappare da essi e mettersi a cercare diventa impellente. In parte, dopo un articolo che ho letto ieri, credo sia anche a causa del bisogno di procrastinare insito in molti di noi. Ma l'abitudine pure ha il suo grosso, sporco peso. E bisogna lottare, perchè non solo impegnarsi in queste attività ci fa perdere il tempo prezioso - e spesso scarso - che abbiamo per completare il nostro lavoro.
Ma pensate a cosa succederebbe se qualcuno rispondesse a queste nostre nuove ricerche positivamente. Se ci offrisse un lavoro da iniziare immediatamente. Dovremmo rifiutarlo, non abbiamo il tempo! E un conto è rifiutare un lavoro che arriva per conto suo, ma non si fa certo una bella figura dicendo "ah no grazie, adesso sono già impegnato per i prossimi 6 mesi, speravo non si dovesse partire subito".
Insomma, per ora con questo pensiero nella testa mi mordo le mani e tengo duro, cercando di fuggire a gambe levate dopo la prima timida sbirciatina ai miei soliti "covi". E visto che oggi la tentazione era tornata ad affacciarsi, e sapevo che avrei gettato del tempo alle ortiche, ho preferito impegnarlo in qualcosa che potessi condividere con voi. E ora mi rimetto al lavoro!
Buona giornata a tutti ^_^
2 commenti:
Grazie per i consigli!! cu vogliono sempre per chi si trova davanti al muro dell' inesperienza!!
Ciao Elisa! Ho un piccolo premio per te su questo link http://vitazerotre.blogspot.it/2013/04/premio-very-inspiring-blogger-award.html. Guarda in fondo all'articolo! sei citato per il premio "Very inspiring blogger award"!:)
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