#1 - HAI FREQUENTATO SCUOLE DI DISEGNO (SUPERIORI, ACCADEMIE, UNIVERSITA', CORSI PRIVATI)? SE SI QUALI?
Ho frequentato il liceo artistico, ma poi mi sono iscritto alla facoltà di medicina veterinaria di Perugia per passare, dopo venti esami sostenuti, ad architettura, a Roma. Non mi sono laureato. Nel 2000 partecipai al concorso per illustratori della fiera del libro per ragazzi di Bologna e fui selezionato sia per la sezione fiction che per quella non fiction. In quest’ultima sezione mi assegnarono la copertina dell’annual. Da quel momento la mia carriera di illustratore ebbe inizio in modo concreto. Mi sono iscritto anche all’accademia di belle arti, in seguito. Più per ampliare le mie vedute che per altro. Ho resistito molto poco, però. Ho incontrato una mentalità, soprattutto nel corpo docente, che non mi è piaciuta affatto.
#2 - QUALI ERANO LE MATERIE / I CORSI CHE COME PRINCIPIANTE HAI SEGUITO CON MAGGIOR PIACERE E TI SONO RISULTATI PIU' UTILI?
Tutto quello che ho studiato mi è stato utile. Ogni corso per un motivo diverso. Il liceo artistico mi ha dato una base, anche se minima. Veterinaria mi è stata utilissima per avere uno sguardo più attento nell’illustrazione naturalistica. Architettura mi ha insegnato un metodo progettuale che non ho mai più abbandonato.
#3 - QUALI SONO INVECE QUELLE MATERIE / CORSI CHE CHE PENSI RIUSCIRESTI ADESSO A FREQUENTARE CON MAGGIOR PROFITTO?
Una domanda difficile. Probabilmente, con la pratica e l’esperienza che mi viene da dieci anni di questo mestiere, credo che potrei affrontare le materie legate al disegno e alla pittura, in generale, con una consapevolezza differente.
#4 - HAI INCONTRATO DIFFICOLTA' AD AVVICINARTI A QUESTO LAVORO UNA VOLTA FINITI GLI STUDI? SE SI, QUALI?
Le difficoltà, come in ogni mestiere, sono quotidiane e non credo possano mai esaurirsi. Nello specifico, la difficoltà maggiore, forse, è stata quella legata alla necessità di comprendere cosa potesse essere utile a un editore. Capire che un art director non è sempre una persona in grado di immaginare cosa potresti fare partendo dalle immagini che gli stai proponendo, è stato un grande passo. Una buona illustrazione non coincide necessariamente con un buon disegno. A volte questo non è sufficiente. Un’altra difficoltà potrebbe essere stata quella di dare un valore, di costruire un prezzo per le mie illustrazioni. Ovviamente, poi, trovare un committente, un editore che ti pubblichi, non è impresa da poco. Devo dire che in quest’ambito sono stato favorito dalla copertina dell’annual.
#5 - QUALE PENSI SIA IL MIGLIOR MODO PER TROVARE LAVORO IN QUESTO AMBIENTE (COLLOQUI, FREQUENTARE LE FIERE DI SETTORE, INVIARE MATERIALE, ALTRO)
Sono convinto che la maniera migliore, in assoluto, sia il colloquio. Telefonare in casa editrice e chiedere come fare per ottenere un appuntamento con il responsabile delle illustrazioni (art director o chi per lui), credo sia sempre un’ottima prassi. Non credo nelle e-mail. Un’e-mail ha poca vita. Anzi, lo trovo un metodo fastidioso. Mi è capitato di ricevere e-mail piene zeppe di immagini e di visionarle con un certo fastidio. Oppure di dimenticarle nella casella di posta elettronica.
Ottimo metodo è anche quello di frequentare le fiere. In queste occasioni si ha modo di visionare l’orientamento editoriale del possibile committente e si può evitare di perder tempo mostrando della naturalistica a chi pubblica soltanto picture book. Inoltre, e non in ultima analisi, si ha la possibilità di incontrare editori provenienti da tutto il mondo. Credo che la fiera serva anche per relazionarsi con gli altri illustratori, per capire come e cosa cambiare del proprio modo di illustrare, per afferrare un trend.
#6 - QUALE FORMA PENSI SIA LA MIGLIORE FRA LE SEGUENTI PER INVIARE I TUOI LAVORI IN VISIONE AD UN EDITORE: E-MAIL (JPG, PDF...) O POSTA TRADIZIONALE (STAMPE, CD-ROM)?
Assolutamente posta tradizionale, ma solo in seguito ad un accordo precedente. Anche l’e-mail può andare bene, senza contraddirmi. Anzi, alla fine è il metodo che uso maggiormente, ma non per stabilire un primo contatto che parte da me. Mando delle e-mail con immagini solo se è l’editore stesso a richiedermelo. Questo è molto importante. Il primo contatto e, quindi, il primo invio di tavole in visione, va sempre concordato con il destinatario.
#7 - MEGLIO INVIARE PROGETTI (PER LIBRI,/FUMETTI/ANIMAZIONE, PROGETTI DI GIOCHI, ECC) O TAVOLE SFUSE? iN CHE CASI PUO' ESSERE MEGLIO FARE L'UNA O L'ALTRA SCELTA?
Tutto dipende da cosa si vuole proporre. Se siamo degli illustratori “puri”, credo sia meglio proporre delle illustrazioni senza aggiungere altro. Non è detto che se siamo dei discreti illustratori sappiamo anche scrivere un testo per l’infanzia. Se, invece, ci sentiamo sicuri anche in campi diversi dall’illustrazione, beh… nulla vieta di proporre dei veri e propri progetti editoriali.
#8 - COME E' ORGANIZZATO IL TUO BOOK / PORTFOLIO DA FIERA?
Ne ho due: uno per la fiction e uno per la non fiction. Il book è uno strumento delicato. Ogni illustratore deve tener bene a mente la “regola d’oro del book”: non è il lavoro migliore a far stabilire il valore artistico dell’intero book, ma il peggiore. Sarà quel lavoro peggiore a far dire ai nostri interlocutori se siamo “promossi” o meno. Quindi, il mio personale consiglio è di essere molto parchi nella scelta delle immagini da inserire nel book. Meglio un disegno in meno che, seguendo la logica dell’abbondanza, abbassare, irrimediabilmente, il livello di tutto il book. Non servono un milione di illustrazioni, ne bastano sette, dieci, ma tutte al livello massimo possibile.
#9 - COME PROMUOVI TE STESSO ONLINE? ELENCACI I LINK DOVE POSSIAMO TROVARTI IN RETE
In realtà sono molto pigro. Ho un blog dedicato alle mie illustrazioni che si chiama KU (un termine giapponese che sta per “vuoto”): http://gianlucagarofalo.blogspot.com/
Un secondo blog dove appaio insieme ai miei colleghi di C.atWork (lo studio di illustrazione, grafica e progetti editoriali che abbiamo tirato su):
http://c-
Un sito che non aggiorno mai:
http://www.gianlucagarofalo.com
Un blog dove inserisco gli studi e gli schizzi che faccio sulle mie moleskine (le molesKUine):
http://moleskuine.blogspot.com/
Per il resto, mostro con piacere le mie illustrazioni su Facebook, ma più per condividerle con gli amici, per avere uno scambio di vedute tra colleghi, che per promozione:
http://www.facebook.com/
#10 - LA CORREZIONE DA PARTE DI ALTRI E' FONDAMENTALE, MA LO E' ANCHE IMPARARE AD AUTOCORREGGERSI E A TROVARE L'ISPIRAZIONE PER FARE COSE NUOVE MAI FATTE PRIMA. COME TI MUOVI QUANDO DEVI AFFRONTARE UN LAVORO NUOVO?
È vero. Rinnovarsi e crescere, tecnicamente e nel linguaggio, è molto importante. In questo identifico la “correzione”. L’ispirazione la trovo guardando le opere dei maestri, dei pittori del passato, ma anche osservando il lavoro di molti miei colleghi.
Generalmente, quando mi è commissionato un nuovo lavoro, la prima cosa che faccio è cercare di capire cosa desidera l’editore. Che tipo di linguaggio cerca? Qual è il target? Che tipo di colore vuole? Mostro alcuni esempi al committente e cerco di farmi dire quali tra questi si avvicina di più alla sua idea. Ho una produzione piuttosto eterogenea, per questo ho bisogno di capire molto bene il motivo per cui l’editore abbia deciso di affidare a me l’incarico. Cos’ha visto che gli ha fatto prendere la decisione di mettersi in contatto con me.
Capito questo, fondamentalmente, mi allineo alla scelta, ripercorro i processi che mi hanno portato verso quelle immagini e, contemporaneamente, cerco di migliorarne il risultato.
Anche i nostri interlocutori in casa editrice (art director, grafici, editor…) vanno ascoltati. L’illustrazione di un libro, per quanto possa apparire assurdo, è un lavoro che coinvolge un intero team di persone. Pretendere di fare gli “artisti” e di essere gli unici depositari dei segreti dell’illustrazione, è un comportamento stupido.
Se, invece, il lavoro in questione esula completamente dal mio background, dedico molto tempo allo studio (compresi molti esercizi di copia pura e semplice) di autori che, al contrario di me, sono pertinenti con la richiesta. Questo lavorio può durare anche qualche settimana. Alla fine, abituata la mano alla “nuova regola”, tiro fuori qualcosa di personale.
Mai smettere di studiare!
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