2002, pianeta intrattenimento televisivo.
C'era un vecchio episodio della seconda stagione di Scrubs dove compariva un personaggio, il Dr. Doug Townshend. Amato da tutto l'ospedale, anche dai membri più ostici come il Dr. Kelso e l'Inserviente, ad un certo punto si scopre che aveva rinunciato da tanti anni ormai ad aggiornarsi nella professione. Questo mette inevitabilmente a rischio la vita di un paziente e il Dr. Kelso, seppure a malincuore e combattuto, deve allontanare l'amico e interdirlo dall'esercizio della professione.
2014, pianeta illustrazione.
Da noi non dipende la vita delle persone GRAZIE A TUTTI GLI DEI ma di sicuro siamo altrettanto responsabili di qualcosa: la nostra professione.
Quando iniziamo a studiare, freschi freschi di liceo, abbiamo tutto l'entusiasmo del mondo: proviamo sperimentiamo, facciamo e disfiamo. Ma già da allora si iniziano a manifestare i primi pericolosi sintomi della famosa sindrome "Questo-Mi-Annoia" che viaggia sempre a braccetto con "Voglio-Su-Carta-Quello-Che-Ho-In-Testa".
Il problema è che la nostra immaginazione viaggia lontano, a cavallo della velocità della luce. Produce immagini, storie e sensazioni che esplodono multicolori nella nostra mente. E in quei momenti noi guardiamo noi stessi, la nostra matita, i nostri esercizi di anatomia e di prospettiva e pensiamo: che palle.
Ci sentiamo pesanti, ci sentiamo ostacolati. Ci sembra di essere trattenuti dal fare quello che siamo veramente votati a fare: far fluire su carta le immagini che si affastellano nella nostra mente, splendide.
Allora che diamine! Al diavolo gli esercizi! Molliamo tutto e iniziamo a lavorare ad una bella illustrazione come la vogliamo noi.... salvo poi, ad un certo punto, renderci conto che il nostro personaggio è alto COME IL PALAZZO ACCANTO o che ha un braccio più corto dell'altro o un occhio più in alto o le orecchie che sono scivolate sul collo o balzate sulle tempie.
La cosa più frustrante è quando uno non se ne accorge ma ha LA MALVAGIA E VERITIERA SENSAZIONE che qualcosa non vada. Allora, ancora fieri della nostra opera la mostriamo a qualcuno che sappiamo ci dirà un parere sincero e competente, o quanto meno accorto.
Ed eccola lì, la timida domanda, imbarazzata, che temiamo dall'inizio: "Come mai il piroscafo è grande quanto il carlino della signora che si vede in lontananza?"
E, mentre rispondiamo mortificati ci sentiamo anche in dovere di precisare che quella non è una signora, ma un uomo. E non è nemmeno in lontananza.
Ora ovviamente io la sto rendendo un tantino esagerata, probabilmente perchè ogni volta che salta fuori un errore mi sento esattamente così: come se avessi disegnato un carlino alto quanto un piroscafo, con un padrone che sembra una signora lontana e invece non lo è.
Ma su cosa dobbiamo fare esercizio?
E' facilissimo saperlo! Su tutto ciò che non ci piace disegnare!
E' inutile esercitarsi solo con le figure femminili se disegnate ragazze dall'alba al tramonto, anche se sapete che potreste farle ancora meglio. E' inutile disegnare l'ennesima automobile se non riuscite a far girare un essere umano ed è inutile voltarsi dall'altra parte dicendo che le cose tecniche come la prospettiva non vi riescono quando dovete comunque implementarle nella vostra tavola.
Ok, non è detto, si può avere uno stile surreale. Ma ci sarà sempre qualcosa che ci serve sapere e che, quando vediamo arrivare in lontananza verso di noi, ci induce a cambiare sentiero.
"Passerò per questo ex sentiero militare ora invaso dai rovi e con qualche mina inesplosa qua e là. Sicuramente ME LA CAVERO' MEGLIO".
No, non ce la caveremo meglio. Faremo un lavoro di cui non siamo soddisfatti pienamente. Magari lo faremo in meno tempo. Magari non dovremo esercitarci o ridisegnare la tavola. Ma non avremo disegnato quello che volevamo.
E allora a che pro? Non siamo qui per realizzare quello che abbiamo dentro? Tutti gli atleti professionisti vorrebbero arrivare alle Olimpiadi ma ci arriva solo che si esercita quotidianamente sui suoi punti deboli.
E uguale noi.
Ora vi starete chiedendo: ma perché ci hai fatto tutto 'sto pippone?
La risposta è che era rivolto a me stessa. E spero possa essere di sprone a qualcuno come me :)
C'era un vecchio episodio della seconda stagione di Scrubs dove compariva un personaggio, il Dr. Doug Townshend. Amato da tutto l'ospedale, anche dai membri più ostici come il Dr. Kelso e l'Inserviente, ad un certo punto si scopre che aveva rinunciato da tanti anni ormai ad aggiornarsi nella professione. Questo mette inevitabilmente a rischio la vita di un paziente e il Dr. Kelso, seppure a malincuore e combattuto, deve allontanare l'amico e interdirlo dall'esercizio della professione.
2014, pianeta illustrazione.
Da noi non dipende la vita delle persone GRAZIE A TUTTI GLI DEI ma di sicuro siamo altrettanto responsabili di qualcosa: la nostra professione.
Quando iniziamo a studiare, freschi freschi di liceo, abbiamo tutto l'entusiasmo del mondo: proviamo sperimentiamo, facciamo e disfiamo. Ma già da allora si iniziano a manifestare i primi pericolosi sintomi della famosa sindrome "Questo-Mi-Annoia" che viaggia sempre a braccetto con "Voglio-Su-Carta-Quello-Che-Ho-In-Testa".
Il problema è che la nostra immaginazione viaggia lontano, a cavallo della velocità della luce. Produce immagini, storie e sensazioni che esplodono multicolori nella nostra mente. E in quei momenti noi guardiamo noi stessi, la nostra matita, i nostri esercizi di anatomia e di prospettiva e pensiamo: che palle.
Ci sentiamo pesanti, ci sentiamo ostacolati. Ci sembra di essere trattenuti dal fare quello che siamo veramente votati a fare: far fluire su carta le immagini che si affastellano nella nostra mente, splendide.
Allora che diamine! Al diavolo gli esercizi! Molliamo tutto e iniziamo a lavorare ad una bella illustrazione come la vogliamo noi.... salvo poi, ad un certo punto, renderci conto che il nostro personaggio è alto COME IL PALAZZO ACCANTO o che ha un braccio più corto dell'altro o un occhio più in alto o le orecchie che sono scivolate sul collo o balzate sulle tempie.
La cosa più frustrante è quando uno non se ne accorge ma ha LA MALVAGIA E VERITIERA SENSAZIONE che qualcosa non vada. Allora, ancora fieri della nostra opera la mostriamo a qualcuno che sappiamo ci dirà un parere sincero e competente, o quanto meno accorto.
Ed eccola lì, la timida domanda, imbarazzata, che temiamo dall'inizio: "Come mai il piroscafo è grande quanto il carlino della signora che si vede in lontananza?"
E, mentre rispondiamo mortificati ci sentiamo anche in dovere di precisare che quella non è una signora, ma un uomo. E non è nemmeno in lontananza.
Ora ovviamente io la sto rendendo un tantino esagerata, probabilmente perchè ogni volta che salta fuori un errore mi sento esattamente così: come se avessi disegnato un carlino alto quanto un piroscafo, con un padrone che sembra una signora lontana e invece non lo è.
Ma su cosa dobbiamo fare esercizio?
E' facilissimo saperlo! Su tutto ciò che non ci piace disegnare!
E' inutile esercitarsi solo con le figure femminili se disegnate ragazze dall'alba al tramonto, anche se sapete che potreste farle ancora meglio. E' inutile disegnare l'ennesima automobile se non riuscite a far girare un essere umano ed è inutile voltarsi dall'altra parte dicendo che le cose tecniche come la prospettiva non vi riescono quando dovete comunque implementarle nella vostra tavola.
Ok, non è detto, si può avere uno stile surreale. Ma ci sarà sempre qualcosa che ci serve sapere e che, quando vediamo arrivare in lontananza verso di noi, ci induce a cambiare sentiero.
"Passerò per questo ex sentiero militare ora invaso dai rovi e con qualche mina inesplosa qua e là. Sicuramente ME LA CAVERO' MEGLIO".
No, non ce la caveremo meglio. Faremo un lavoro di cui non siamo soddisfatti pienamente. Magari lo faremo in meno tempo. Magari non dovremo esercitarci o ridisegnare la tavola. Ma non avremo disegnato quello che volevamo.
E allora a che pro? Non siamo qui per realizzare quello che abbiamo dentro? Tutti gli atleti professionisti vorrebbero arrivare alle Olimpiadi ma ci arriva solo che si esercita quotidianamente sui suoi punti deboli.
E uguale noi.
Ora vi starete chiedendo: ma perché ci hai fatto tutto 'sto pippone?
La risposta è che era rivolto a me stessa. E spero possa essere di sprone a qualcuno come me :)