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giovedì 26 giugno 2014

L'esercizio per un illustratore - La famosa sindrome "Questo-Mi-Annoia"

2002, pianeta intrattenimento televisivo.

C'era un vecchio episodio della seconda stagione di Scrubs dove compariva un personaggio, il Dr. Doug Townshend. Amato da tutto l'ospedale, anche dai membri più ostici come il Dr. Kelso e l'Inserviente, ad un certo punto si scopre che aveva rinunciato da tanti anni ormai ad aggiornarsi nella professione. Questo mette inevitabilmente a rischio la vita di un paziente e il Dr. Kelso, seppure  a malincuore e combattuto, deve allontanare l'amico e interdirlo dall'esercizio della professione.


2014, pianeta illustrazione.

Da noi non dipende la vita delle persone GRAZIE A TUTTI GLI DEI ma di sicuro siamo altrettanto responsabili di qualcosa: la nostra professione.

Quando iniziamo a studiare, freschi freschi di liceo, abbiamo tutto l'entusiasmo del mondo: proviamo sperimentiamo, facciamo e disfiamo. Ma già da allora si iniziano a manifestare i primi pericolosi sintomi della famosa sindrome "Questo-Mi-Annoia" che viaggia sempre a braccetto con "Voglio-Su-Carta-Quello-Che-Ho-In-Testa".

Il problema è che la nostra immaginazione viaggia lontano, a cavallo della velocità della luce. Produce immagini, storie e sensazioni che esplodono multicolori nella nostra mente. E in quei momenti noi guardiamo noi stessi, la nostra matita, i nostri esercizi di anatomia e di prospettiva e pensiamo: che palle.
Ci sentiamo pesanti, ci sentiamo ostacolati. Ci sembra di essere trattenuti dal fare quello che siamo veramente votati a fare: far fluire su carta le immagini che si affastellano nella nostra mente, splendide.

Allora che diamine! Al diavolo gli esercizi! Molliamo tutto e iniziamo a lavorare ad una bella illustrazione come la vogliamo noi.... salvo poi, ad un certo punto, renderci conto che il nostro personaggio è alto COME IL PALAZZO ACCANTO o che ha un braccio più corto dell'altro o un occhio più in alto o le orecchie che sono scivolate sul collo o balzate sulle tempie.

La cosa più frustrante è quando uno non se ne accorge ma ha LA MALVAGIA E VERITIERA SENSAZIONE che qualcosa non vada. Allora, ancora fieri della nostra opera la mostriamo a qualcuno che sappiamo ci dirà un parere sincero e competente, o quanto meno accorto.

Ed eccola lì, la timida domanda, imbarazzata, che temiamo dall'inizio: "Come mai il piroscafo è grande quanto il carlino della signora che si vede in lontananza?"

E, mentre rispondiamo mortificati ci sentiamo anche in dovere di precisare che quella non è una signora, ma un uomo. E non è nemmeno in lontananza.

Ora ovviamente io la sto rendendo un tantino esagerata, probabilmente perchè ogni volta che salta fuori un errore mi sento esattamente così: come se avessi disegnato un carlino alto quanto un piroscafo, con un padrone che sembra una signora lontana e invece non lo è.

Ma su cosa dobbiamo fare esercizio?

E' facilissimo saperlo! Su tutto ciò che non ci piace disegnare!

E' inutile esercitarsi solo con le figure femminili se disegnate ragazze dall'alba al tramonto, anche se sapete che potreste farle ancora meglio. E' inutile disegnare l'ennesima automobile se non riuscite a far girare un essere umano ed è inutile voltarsi dall'altra parte dicendo che le cose tecniche come la prospettiva non vi riescono quando dovete comunque implementarle nella vostra tavola.
Ok, non è detto, si può avere uno stile surreale. Ma ci sarà sempre qualcosa che ci serve sapere e che, quando vediamo arrivare in lontananza verso di noi, ci induce a cambiare sentiero.

"Passerò per questo ex sentiero militare ora invaso dai rovi e con qualche mina inesplosa qua e là. Sicuramente ME LA CAVERO' MEGLIO".

No, non ce la caveremo meglio. Faremo un lavoro di cui non siamo soddisfatti pienamente. Magari lo faremo in meno tempo. Magari non dovremo esercitarci o ridisegnare la tavola. Ma non avremo disegnato quello che volevamo.

E allora a che pro? Non siamo qui per realizzare quello che abbiamo dentro? Tutti gli atleti professionisti vorrebbero arrivare alle Olimpiadi ma ci arriva solo che si esercita quotidianamente sui suoi punti deboli.
E uguale noi.

Ora vi starete chiedendo: ma perché ci hai fatto tutto 'sto pippone?

La risposta è che era rivolto a me stessa. E spero possa essere di sprone a qualcuno come me :)

giovedì 26 gennaio 2012

Una razza maledetta

cit. "Ora, fate attenzione. Quasi tutti i disegnatori sono brave persone. Voglio dire: falli anche cattivi e a quest’ora sarebbero tutti in prigione."


Alcune cose di questo post mi hanno davvero fatta morire dal ridere! Non mi riconosco in ogni aspetto, ma immagino che chiunque lo legga coglierà qualcosa su di sé. Buona lettura! XD


http://sraule.wordpress.com/2012/01/24/una-razza-maledetta/

mistificazioni: un disegnatore al lavoro (di Luigi Critone)

martedì 13 dicembre 2011

Visibilità per illustratori e fumettisti

Questo post mi è stato ispirato da una discussione fra illustratori nata da un bando di concorso truffaldino - che potete trovare qui: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=2047974979494&set=o.107988662652234&type=1&ref=notif&notif_t=photo_reply&theater

Per chi non avesse Facebook riassumo in due righe: piccola casa editrice promuove concorso per avere delle illustrazioni gratis da usare per un libro che poi pubblicherà.

No, cosa dico gratis! A pagamento! Si, perchè l'iscrizione al suddetto concorso costa 10 euro. E, ovviamente l'autore non percepisce una lira, ma avrà il nome nei credits.... ah che fortuna!
Posto che per stessa ammissione dell'editore questo libretto verrà stampato in poche copie e che i finalisti del concorso dovranno pagare se vogliono anche solo partecipare alla prima presentazione del volume... traete da voi le vostre conclusioni.

Ora, è vero che tanti di noi, specie nei primi passi in questo mestiere, sentono il richiamo irresistibile - e a pelle anche logico - della parola visibilità. Questo perchè la parola in sé sembra carica di senso compiuto.
L'idea che si annida subdola e seducente in tutti è più o meno la seguente: un autore, per vendere bene, dev'essere conosciuto dal suo pubblico. Se non raggiunge le persone, se non viene apprezzato, sarà difficile essere chiamato da editori che lavorano solo con gente famosa. Se invece è famoso presso i lettori allora sarà più facile presentare progetti che gli stanno a cuore, vendere tante copie. 2+2=4

Cosa non funziona allora in questa storia? Ecco i 10 punti chiave - secondo me - della visibilità, quale modo elegante per regalare cetrioli agli autori:

1 - Un libro stampato in 50, o 100 copie non da nessuna visibilità. Anche perchè molto spesso un buon numero di queste già esigue copie non viene venduto e finisce o al macero o ad ammuffire nel magazzino di chissà chi. Fareste prima a proporlo come bomboniera per un matrimonio privato, almeno avreste la certezza che tutte le copie del libro verranno distribuite! .... Hey, questa è un'idea! Quasi quasi... XD

2 - Un libro stampato in anche molte più copie non avrà in ogni caso visibilità alcuna se l'editore non ha un buon contratto con un buon distributore. Senza un buon distributore il libro non arriverà in librerie grandi e nemmeno nei piccoli centri, a meno che non venga espressamente richiesto. E ho parlato con librai che hanno provato a richiedere delle copie di libri di piccoli editori (anche gente onestissima, qui si parla di difficoltà "all'italiana") senza riuscirci a causa di strani vincoli o accordi o difficoltà di misteriosa natura.

3 - Anche se il libro riuscisse ad arrivare in buone librerie bisogna vedere che posto gli verrà assegnato nelle scaffalature. Se la copertina sarà esibita o se si vedrà solo la costina. Quante copie potrà ordinare una libreria.
Ovvio che, se stampi 100 copie, quante librerie potrai poi raggiungere? Quante copie potrà mai ordinare ciascun libraio?

4 - Un editore che stampa il tuo libro ma non ha intenzione, per dire, di portarlo con sè alle fiere, di farlo girare.... che visibilità potrà mai dare al titolo?

5 - Un editore che stampa il tuo libro e non organizza presentazioni di questo, nemmeno per il suo lancio, che visibilità e che ritorno potrà conferirgli?

Ora, una piccola nota: mi è capitato numerose volte di parlare con piccoli editori che si lamentavano che gli autori e gli illustratori sono colpevoli di non promuovere il loro libro, e quindi se le vendite vanno male la colpa è loro. In sostanza vorrebbero che: a) gli autori si comprassero le loro copie (scontate, eh! Ma non dovrebbe essere percepita come una gentilezza ma come un diritto.) b) si organizzassero per presentare il libro, ovviamente tutto a spese loro c) possibilmente applicassero il punto b in diverse zone di Italia d) e magari in fiera si fermassero anche a dare una mano, gratis ovviamente, nella vendita dei libri.

Non scherzo, sono tutte cose che mi sono state dette con grande serietà.

Ora, è ovvio che un autore tenga al suo libro. E' scontato che cerchi di organizzare dei piccoli eventi, lì dove può, per promuoverlo. Ma è un privato e non ha il budget di un'azienda.
Io sono appena tornata dalla fiera di Montreuil (della quale scriverò a breve) e ho visto autori agli stand per firmare dediche ai loro acquirenti, poster dei libri stampati e regalati a chi comprava una copia.... cartelloni, eventi... ecc. Da noi solo proporre l'idea è risibile. Qualche editore lo fa, e fa del suo meglio, e per questo va lodato. La crisi c'è, le difficoltà anche, ma se hai un'azienda devi essere tu a farla andare avanti con le tue forze e le tue strategie di marketing. Non puoi contare su quanto bene riesci a truffare i tuoi dipendenti prima che si sparga la voce e quanto puoi risparmiare nel confezionare i tuoi prodotti.
Anche perchè un libro schifoso non se lo compra nessuno. Tu vai a picco e i tuoi collaboratori con te.

6 - Ricordiamoci che mettendo una vostra immagine su internet, con un minimo di accortezza, potete raggiungere ben più di 100 persone, altro che 100 copie stampate e buttate in un magazzino polveroso.

7 - Alcuni editori ti chiedono se hai pubblicato già prima (quindi parliamo di visibilità nell'ambito lavorativo). Vero, serve a capire se hai idea di come funzioni il mondo del lavoro, di come ti muovi e di che tempi ti servono (se si tratta di editori onesti e professionali). In questo caso però devi aver lavorato in modo serio; se hai fatto il  tuo libro senza ricevere un pagamento, senza supervisione ed è stato stampato su carta igienica, con copertina improbabile e grafica del terrore (fatta dal nipote di 14 anni "che è bravissimo" della sorella dell'editore) allora tanto vale nasconderlo in casa accuratamente, in modo che nessuno lo trovi mai.
Oppure serve a capire se e come ti possono fregare sul prezzo (nel caso del magico editore truffaldino). Uno che non ha mai pubblicato - e che quindi non ne sa nulla su come funziona l'ambiente - equivale a El Dorado.
A questo proposito... chiedete a colleghi! Non vergognatevi a parlare di cifre! Se non conoscete nessun professionista chiedete a illustratori/autori/fumettisti/categoria random a vostra scelta che stimate! Sono quasi tutti molto disponibili e gentili. Se vi capita lo scostumato che vi ringhia fatti suoi, non vostri, chiedete a un altro. Leggete su internet, ci sono fior di blog e di siti ormai che danno info su questo lavoro!

8 - Se ti chiedono soldi per pubblicare fatti subito due conti. E' probabile che te ne chiedano di più di quelli che gli servono per stampare le 50 copie che hanno in mente. Così loro guadagnano senza vendere nemmeno una sola copia. Se la vendono (perchè tu convinci amici e parenti a prenderne, o magari perchè te le compri da solo per presentare il tuo libro) tanto meglio per loro. Se chiedono pochi soldi, ma tramite un contest (come nel caso che è stato d'ispirazione a questo post), il brodo è sempre lo stesso. Con tot partecipanti paganti hai i soldi per stampare il volume! Evviva!

9 - Calcherei sul concetto della qualità di questa fantomatica visibilità (riprendendo il punto 7 quindi). Siete stati pagati, magari poco, e avete fatto il vostro libro. Avete in mano la vostra copia e pensate "che lavoro schifoso". Può capitare. E pensate che voi l'avete avuta gratis (forse...). La comprereste se foste in libreria o in fiera (e non foste voi l'autore?)? La esporreste in vetrina se foste un libraio? Mah. E cosa pensereste di chi ci ha lavorato sopra? Probabilmente nemmeno arrivereste all'espressione "branco di dilettanti", perchè vi fermereste ad un "oh mamma mia". Una pessima grafica e un pessimo confezionamento possono rendere pessimo un libro discreto. Purtroppo.

10 - Infine: se proprio volete essere visibili ma non avete il budget (per ora... ma non sarà sempre così, coraggio!) per auto-produrvi (che a questo punto può convenire rispetto a certe proposte dell'altro mondo, specie se fate le cose con un minimo di oculatezza. Almeno potete controllare il vostro prodotto e quante copie stamparne e dove lo venderete e come ecc. ecc.), usate internet! Usatelo! Social network, blog, siti vari.... ci sono dei miei amici che stanno organizzando delle mostre virtuali su 2nd life in questi giorni, tanto per dare un'idea delle quasi illimitate possibilità lasciate alla vostra fantasia.


Ci sono mille idee per essere visibili al pubblico tutte perfettamente GRATIS e ASSAI MEGLIO FUNZIONANTI.
Quindi il verdetto (almeno dal mio punto di vista) è: scappate dalle promesse (farlocche) di visibilità al posto del compenso, spernacchiate le promesse di visibilità in cui dovete contribuire pagando di tasca vostra. Chi davvero può portare in giro e promuovere voi e il vostro libro vi può anche pagare perchè è un professionista che sa fare il suo lavoro e che ha sotto controllo il suo business plan. Altrimenti o è un ingenuo (ma non si mettono su le attività con la buona fede, si cola tutti a picco... un minimo di buon senso e di organizzazione!) oppure è un truffatore/sfruttatore.

Ci ritroviamo presto per leggere della fiera di Montreuil! <3

venerdì 8 ottobre 2010

Tutto il tempo del mondo


A volte si aspetta un lavoro per settimane e quando arriva... a seconda dei casi vorresti recuperare un po' di quei giorni vuoti addietro!!!! O__O

giovedì 25 febbraio 2010

Fornai e pubblicazioni

Ieri sera stavo amabilmente discutendo con la mia amica e compagna di peripezie Chiara (http://www.chiarabertelli.it/) a proposito di questo nostro lavoro e non si sa come, non si sa perchè ad un certo punto siamo finite a parlare anche delle varie "sole" prese nella vita e, soprattutto, di un discorso che spesso si è affacciato quando parlavamo di un eventuale primo lavoro con entusiasti offerenti dall'altro lato (offerte dalle quali siamo sempre prontamente sgusciate via con - speriamo - eleganza).
"Ma che belle illustrazioni!"
"Meravigliose!"
Poi la domanda tattica
"Lei quanto chiederebbe per un'illustrazione come questa nel suo portfolio?"
Valutato che si parla in termini moooooooooooolto generali, il malcapitato illustratore di turno spara la cifra che gli sembra il miglior compromesso quindi definiamola come X
"X? Oh beh, ma è troppo, non so...."
Ed è a quel punto, PROPRIO A QUEL PUNTO, che arriva la magica Affermazione, colei che sola può farti vedere le tue braccia che si staccano di netto e rotolano lontano e contemporaneamente farti perdere del tutto l'uso della favella:
"... E poi sa, avrebbe il nome sulla copertina, la gloria della pubblicazione, sono comunque cose importanti, poi lei è GIOVANE..."

E qui una serie di riflessioni:
1 - Non pensavo che l'avrei mai detto ma "GRAZIE AL CIELO STO INVECCHIANDO". Quest'anno faccio 29 anni e la questione della gioventù che si beatifica di gloria spero proprio di lasciarmela dietro passati i 30 O__O
2 - Il nome in copertina... a meno che non si tratti di albi illustrati o di alcune pubblicazioni a fumetti logicamente non è mai verooooooooooooooooooo, il nome sta dentro, vorrei sapere dove è nata la mitologia del nome in copertina. E non c'è niente di male, eh, da che mondo e mondo è così specie per la scolastica e la narrativa, i nomi sono dentro. Ma se la cosa si sa perché millantare che saranno esposti in mondovisione all'esterno?

3 - Stacco il punto 3 dagli altri perché si tratta di un pensiero geniale che ovviamente non è farina del mio sacco ma di quello della succitata amica che stimo immensamente :DDD

Allora, probabilmente a parlar di gloria è nata la convinzione popolare che i disegnatori siano ormai una spanna avanti ai comuni mortali e non abbiano più bisogno di cibo, acqua e un tetto sopra la testa, ma che campino esclusivamente di glorificazione XDD

Dunque mentre portavamo avanti il nostro chiacchiericcio, ad un certo punto lei mi fa:


Tu esci e vai fresco di pubblicazione dal fornaio e gli fai: "Buongiorno, sono pieno di gloria! Mi da un etto di pane per piacere?".>

Ho riso mezz'ora.

Pensierino finale:

Una pubblicazione che da lustro e visibilità al nome dell'illustratore, almeno per quanto riguarda il nostro Paese (non so la situazione fuori), può essere fatta solo ad opera di un grosso nome dell'editoria, e questo sia in termini di richiamo del marchio, che di marketing pubblicitario, ma soprattutto in termini di DISTRIBUZIONE. La possibilità di essere presenti in ogni libreria o quasi della nazione ovviamente ha un suo perchè.
Ecco. Il punto è che queste persone ovviamente i soldi per pagarti li hanno.
Purtroppo invece la distribuzione è un po' la croce della piccola editoria che si trova in difficoltà in termini di pecunia. Non è colpa loro e nessuno vuole puntare il dito contro l'altro, alla fine siamo tutti nella stessa barca.
L'unico discorso è che ovviamente, come devono pagarli loro i conti anche gli illustratori hanno i loro da saldare e con la gloria ci fanno ben poco (seppur faccia poi sempre piacere, eh, siamo tutti un po' vanitosi alla fin fine XDD)

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