Ognuno ha i suoi talloni d'Achille.
Io per esempio ho sempre amato disegnare, ma anni fa odiavo colorare. Con tutta me stessa. Preferivo il momento del disegno, mi sembrava l'unico momento veramente creativo. La colorazione mi appariva spesso come un procedimento mortalmente noioso.
Quando, finito il liceo, mi sono iscritta all'Accademia dell'illustrazione e della comunicazione visiva di Roma (simpaticamente 12 anni fa), ho iniziato a conoscere alcune tecniche nuove e ho iniziato a divertirmi di più... e ho capito una cosa importante e apparentemente banale: se non conosci come fare una qualsiasi cosa finisci per pensare che sia difficilissima e anche un po' ostile. A tratti persino un tantino mordace. Nei tuoi confronti, ovvio.
E così ho iniziato a usare i colori.
Ed è stato chiaro sin da subito - anche se non a me, non del tutto almeno - che le mie abilità di partenza potevano dirsi situate nell'aria dei numeri negativi. O dei numeri immaginari, più probabilmente.
Dal modo in cui abbinavo da anni e anni i miei capi di vestiario qualcosa avrei dovuto sospettare... ma niente! Procedevo inesorabile e felice, utilizzando tavolozze di 5000 colori nel raggio di 1 cm oppure semplicemente accostando i colori come mi sembrava più logico.
La logica può trarre in inganno.
Al mio esame finale fui argomento di discussione fra i due professori esterni della commissione. Ad uno ero piaciuta perché avevo un tratto pulito e grafico (era un grafico) e l'altra mi avrebbe cancellato dall'esistenza per la mia scarsissima sapienza nell'uso del colore (era un'illustratrice molto pittorica).
Quella, per quanto possa sembrare incredibile, fu l'esperienza che mi fece aprire gli occhi, fare due più due, e che portò alla mia attenzione il problema: che nonostante gli anni di scuola fossero finiti non capivo come scegliere e abbinare i colori.
Ormai la colorazione mi piaceva e mi divertiva, non era un problema di antipatia. Ero proprio negata.
Siccome però sono testarda come un mulo mi sono detta filosoficamente che avrei superato il problema con l'esercizio e l'esperienza. E col passare del tempo pensavo di essere migliorata... ma capivo che c'era ancora qualcosa che non andava.
Quello che non andava era la mancanza di un confronto, di un riscontro da parte di altri illustratori determinati a dirti senza peli sulla lingua cosa non va in ogni singolo millimetro del tuo lavoro.
L'occasione per rispolverare la questione è arrivata un paio di anni fa, in un momento molto brutto della mia vita lavorativa, in cui mi sentivo particolarmente demotivata e incapace. Sono venuta a sapere che un'autrice che stimo moltissimo, tra le varie cose per il suo magistrale uso del colore, avrebbe tenuto un corso in quel di Palermo... parlo di Barbara Canepa; e che, una volta tanto, la quota era abbordabile per le mie finanze (anche se con un piccolo aiutino da parte della mamma, grazie mamma u__u).
Arrivo lì, bellissima esperienza, abbondante dose di figuracce come al mio solito e anche lì... le cose si ripetono: disegni bene ma per carità del cielo, che ti hanno fatto di male i colori? Ti tengono in ostaggio che ti senti in dovere di usarli tutti insieme nello stesso lavoro? Oltretutto in tonalità che non hanno affatto intenzione di fondersi fra loro in modo armonico?
Nessuno mi ha detto esattamente questo ma.... quasi XD
E l'ho enormemente apprezzato.
A quel punto ho deciso di seguire il consiglio ricevuto e di usare pochi colori - 2 o 3 al massimo - per tavola. Era un'esperienza del tutto nuova e ho cercato di controllarla rigidamente. Inoltre, siccome i colori saturi tendevano a sfuggire al mio controllo, ho usato per almeno un anno una palette totalmente desaturata, con colori spenti e grigissimi. Credo che alcuni di quei lavori mi siano anche venuti bene, ma sarebbe stato da aspettarselo che non sarebbero stati giudicati facilmente vendibili nel mercato del libro per bambini. E infatti, alle successive fiere di Bologna e di Montreuil la cosa mi è stata presentata in questi esatti termini: bei disegni ma i colori, anche se belli, non vanno.
E lì c'è stato un momento di frustrazione: QUESTI DANNATI COLORI NON VANNO MAI!
E ho ricominciato a sperimentare a provare e a cercare di capire... quest'anno, finalmente, ho iniziato ad avere qualche soddisfazione! Un po' grazie all'osservazione di autori che amo, un po' grazie alla pittura (non l'illustrazione, intendo proprio mettersi a dipingere con il cavalletto), che mi ha aiutato ad usare il colore in modo molto più liberatorio e scanzonato.
Di strada da percorrere davanti a me ce n'è ancora tanta. Ma forse ho iniziato a saper leggere la cartina e questo pensiero mi da fiducia ^_^
4 commenti:
Grazie per aver condiviso la tua esperienza!
anche io ho un amore odio con i colori... e li uso troppo saturi :( però mi scoccia tantissimo credo di essere proprio negata a colorare!
Come cavolo è che da quando vedo e rivedo le tue illustrazioni penso sempre: Che bei colori,e che bel modo di usarli?! :D
ps.Io faccio davvero schifo a colorare,e sono anche molto pigra-.- , ammiro la tua forza nel non darti per vinta :D
Intanto grazie mille a tutte! *hugs* Per il resto il colore piace sempre di più mano mano che si imparano le tecniche e ci si prende confidenza... e soprattutto devi sentirti libera di usarlo come piace a te!
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